sabato 14 maggio 2011

#59 - Parallelo 80

Nasce prima il disegno dello scritto. In questo caso, Virginia mi ha spedito il ritratto commentando con noncuranza "Esercizi...".
Il perfezionismo è una brutta bestia: soprattutto, quando la tua disegnatrice è riottosa a pubblicare qualunque cosa di inferiore alla Dama con l'Ermellino. Molto meno pudico, io ho cercato di scrivere un brano di accompagnamento per questo viso. 
Hemingway sta da altre parti, lo so. Ma mi andava di scriverlo. Portate pazienza.


eMMe


Piccola nota a piè pagina: Umberto in questi giorni ha tra le mani dei saggi sui crimini contro l'umanità. Niente impressionabile, il ragazzo...
A parte questo, potremmo anche finirla di perdere tempo e mettere online un po' di sostanza.


Kappa

PARALLELO 80








Nel mio villaggio il più vecchio ha tredici anni. Il mio villaggio, in effetti, non esiste più. Sono arrivati a luglio, avevano le armi piene di terra, e io e Abila eravamo andate a prendere l’acqua. Il pozzo dista molti chilometri, nel nostro ci avevano buttato una vacca morta dentro, ed era avvelenato. Io e Abila dovevamo andare al villaggio vicino, coi vasi. I carri sono pesanti da riportare indietro, ma due donne ce la fanno.
Eravamo lontane quando abbiamo visto i camion. Abila mi ha bussato sulla spalla, li ha visti lei per prima. Aveva gli occhi sbarrati, ci siamo nascoste dietro la curva della strada. E abbiamo sentito le urla, gli spari. Sono entrati nelle case, e abbiamo sentito le urla delle donne. Tutti i maschi non hanno fatto in tempo. Quando dal muro esce il fumo della calce, dentro hanno sparato a qualcuno. Le grida avevano spiegato il resto. Hanno iniziato dagli uomini. Poi i bambini, fino ai dieci anni. Kamal, che è ora il più anziano del villaggio, era al fiume ed è stato fortunato. Poi gli anziani. Gli anziani non fanno paura, non si vendicano, sono vecchi e malati. Non potrebbero andare a rendere giustizia ai propri figli. Ma li hanno ammazzati lo stesso.
Li hanno portati fuori dalle case, li hanno seduti in fila. Hanno spostato la levetta dei mitra. Abila piangeva in silenzio, per non farci scoprire. I kalashnikov sparavano un colpo per volta, e noi sapevamo.
Le donne del villaggio hanno poi subito, ma succede sempre coi militari.
A un certo punto, i camion sono ripartiti. I soldati si sono seduti nei cassoni che ciondolavano per le buche della strada. Noi, quando non ne abbiamo sentito più il rumore, siamo tornate a casa. Abbiamo liberato le anziane e curato le nostre sorelle. Le anziane hanno iniziato a raccogliere legna, tanta legna, in un campo poco lontano. Abbiamo poi portato in quel campo i morti. Gli abbiamo rovesciato addosso della benzina e chiamato il pastore, che benedicesse le loro anime. Il pastore, arrivato dal villaggio vicino, ha assolto il suo compito con compostezza, ma era disperato. Da dietro i suoi occhiali tondi di metallo i suoi occhi sfuggivano i particolari, né restavano troppo fermi a inquadrare un punto preciso. Finita la preghiera, si è tolto la stola dal collo e la ha appoggiata sulla pira. Poi, con una torcia, ha acceso il rogo in un silenzio rotto soltanto dalla solita festa dei grilli.

1 commento:

  1. Giù il cappello.
    Sia per il disegno che per lo scritto.
    Il messaggio arriva e segna precisamente dove deve farlo, infuso nello scambio vicendevole di energia di testo e china.
    G.

    RispondiElimina